martedì 18 febbraio 2014

La prima volta in Olanda


La prima volta che misi piede in territorio olandese e' stato nel lontano e freddo mese di marzo del 1993, ed era la famosa e tanto attesa gita scolastica che si organizzava a termine di cinque anni di un duro studio liceale, che dopotutto tanto duro non lo e' mai stato, accompaganto dai cari "amici della classe 5E" tra cui Raffaele, Antonio, Maurizio, Vito e Luigi (come nelle foto) .  Come da prassi e da bravi turisti italiani, Amsterdam e' stata la meta preferita e punto logistico da dover muoversi, quindi si puo' chiaramente immaginare cosi abbiano pensato studenti appena 18 di questo posto fanstastico.....pareva di vivere dal vivo sulla nostra pelle il brano che cantava di sesso, droga e rock n' roll!!!! 
 

Tralasciando quanto ci abbiano affascinato le luccicanti e attraenti vetrine del quartiere rosso aperte 24h, gli allettanti coffeshops, i lussuriosi casino', gli storici musei come quello di Van Gogh, quello che ha piu' meravigliato e' stato vedere per la prima volta cosa significasse davvero andare in bici. Non un solo passatempo domenicale, non un giocattolo, ma li era un vero e proprio mezzo di trasporto con tutti i relativi codici della strada da rispettare. Non dimentichero' mai lo schock nel vedere la prima volta una donna tutta sola pedalare all'una di notte per le strade di Amsterdam, dissi tra me e me non era pericoloso? Non poteva succederle qualcosa di brutto come si capiva dai giornali? Mi sbagliavo di grosso Nel 1993 il web, facebook e google erano ancora un utopia quindi tutto quello che si sapeva era dalle poche notizie trapelate da amici, ricerche in biblioteca e passaparola.
Li ad Amsterdam la bici aveva ed ha ancora oggi gli stessi identici diritti e doveri di un'auto, anzi a dire il vero ha piu' precedenze di quest'ultima. Ma per noi "poveri" ragazzi del sud notare per la prima volta un semaforo con quella lucina rossa  dedicato esclusivamente alle bici o le strade chiuse al traffico auto ma solo percorribili da ciclisti, oppure le migliaia di bici parcheggiate sui vari livelli presso la stazione Centrale era qualcosa al di fuori di ogni nostra logica dove ci pareva ovvio che l'auto fosse il potere dominante sulla strada, qui non lo e'. 


Era un segno di civilta' sbatuttoci in faccia a noi appena patentati e desiderosi di entrare in possesso di quell'auto cosi desiderata, che ci dava quello status di essere diventati adulti finalmente, uno status che era tutt'altro qui. Quante cose c'erano ancora da imparare per poter diventare adulti.
 Ad Amsterdam ovviamente e' facile ed ideale optare per la bici a discapito dell'auto, al sud Italia non lo era e non lo e' ancora tutt'oggi, c'e' tanto da fare ancora, ma questo non significa che noi non dobbiamo usarla, anzi in questo modo faremo in modo di fare crescere il numero di "invasori" ciclisti sulla stada.

 
Never give up.


 


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